Quando nasce il razzismo? Intendo dire: a quale età? Nei primi mesi, dopo qualche anno? Quando? E' tramesso per via culturale, oppure sta scritto nei geni che l'uomo di una certa “razza” debba guardare di traverso l'uomo di un'altra?
Non è facile rispondere ma, forse, per farsi un'idea più chiara della faccenda sarà utile esaminare i risultati di una ricerca condotta all'Università di Amsterdam. Ebbene, a quanto pare il razzismo nasce molto presto. Ma non nella forma in cui lo conosciamo: non nel bianco contro nero, nel settentrionale contro il meridionale, e nelle reazioni di segno opposto. I bambini dai 5 ai 9 anni di età, spiega la dottoressa Francine Jellesma, manifestano di frequente una forte ostilità pregiudiziale verso i loro coetanei, ma senza che questa abbia a che vedere con il colore della pelle. Le sfumature dell'epidermide non hanno importanza: i piccoli, piuttosto, odiano chi porta gli occhiali.
A precisa domanda, i bambini quasi sempre “valutano” molto più sfavorevolmente un loro compagno se questi porta le lenti: lo giudicano “brutto” (o “brutta”), “debole” e, in sintesi, per nulla interessante, tanto che spesso ritengono non valga la pena fare amicizia con lui/lei. Un pregiudizio, questo, di cui rimane qualche scoria anche nell'impostazione culturale degli adulti: nel passare da soggetto mite e goffo a eroe mondiale, Superman, prima di tutto, si sfila gli occhiali.
Gli occhiali sono dunque considerati un segno di debolezza e la debolezza, nonostante i moderni tentativi di trasformarla da difetto in qualità, ancora oggi non è tollerata. Peccato che i bambini cadano in questo meccanismo: in fondo, per uscirne, basterebbe loro pensare che tra chi porta gli occhiali e chi disprezza il prossimo i veri miopi, nessun dubbio in proposito, sono questi ultimi.
Non è facile rispondere ma, forse, per farsi un'idea più chiara della faccenda sarà utile esaminare i risultati di una ricerca condotta all'Università di Amsterdam. Ebbene, a quanto pare il razzismo nasce molto presto. Ma non nella forma in cui lo conosciamo: non nel bianco contro nero, nel settentrionale contro il meridionale, e nelle reazioni di segno opposto. I bambini dai 5 ai 9 anni di età, spiega la dottoressa Francine Jellesma, manifestano di frequente una forte ostilità pregiudiziale verso i loro coetanei, ma senza che questa abbia a che vedere con il colore della pelle. Le sfumature dell'epidermide non hanno importanza: i piccoli, piuttosto, odiano chi porta gli occhiali.
A precisa domanda, i bambini quasi sempre “valutano” molto più sfavorevolmente un loro compagno se questi porta le lenti: lo giudicano “brutto” (o “brutta”), “debole” e, in sintesi, per nulla interessante, tanto che spesso ritengono non valga la pena fare amicizia con lui/lei. Un pregiudizio, questo, di cui rimane qualche scoria anche nell'impostazione culturale degli adulti: nel passare da soggetto mite e goffo a eroe mondiale, Superman, prima di tutto, si sfila gli occhiali.
Gli occhiali sono dunque considerati un segno di debolezza e la debolezza, nonostante i moderni tentativi di trasformarla da difetto in qualità, ancora oggi non è tollerata. Peccato che i bambini cadano in questo meccanismo: in fondo, per uscirne, basterebbe loro pensare che tra chi porta gli occhiali e chi disprezza il prossimo i veri miopi, nessun dubbio in proposito, sono questi ultimi.
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