Colgo l’occasione delle festività, e del rapido avvicinarsi del nuovo anno, per ringraziare quei personaggi ai quali, nello stendere questa rubrica, davvero sono debitore: i ricercatori delle Facoltà di psicologia di tutto il mondo.
La fine dell’anno induce a bilanci - si dice sempre così, ma se li facessimo davvero, questi bilancio, scapperemmo inorriditi da noi stessi - e i bilanci inducono a ragionare per categorie su ciò che si è fatto nei dodici mesi appena concessici dal calendario e, si presume, da altra Autorità superiore.
Ebbene, io nel 2013, come negli anni precedenti, un tempo non trascurabile l’ho trascorso scrivendo questa rubrica e un tempo ancora maggiore l’ho speso pensando a che cosa scriverci. Nell’analizzare questo tempo - che mai rimpiango e, anzi, considero particolarmente gradevole - mi sono reso conto che, a parte le esperienze personali e quelle di cui sono stato diretto testimone o che mi sono state riferite - a offrire i più numerosi e importanti spunti sono state proprio le sorprendenti, fantasiose, a volte folli ricerche in campo psicologico messe a punto da ricercatori in ogni continente.
Costoro, a volte senza timore per il ridicolo, hanno esaminato le reazioni umane prima, dopo e durante un’infinità di stimoli somministrati in laboratorio: hanno così studiato la rabbia, la vergogna, il pudore, la felicità, l’attrazione sessuale, la veglia, il sonno, il pisolino, il pianto, il riso, l’invidia e il risentimento, la paura e il coraggio, l’esitazione , l’impulso e perfino la faccia che la gente fa di fronte a trasmissioni come “Pomeriggio Cinque”. Hanno registrato tutto e, senza parere, hanno dato un contributo a chiarire il mistero legato all’uomo, alla sua natura, al suo enigma. Come tutte le grandi scoperte, anche queste, più che darci certezze, hanno sollevato nuovi interrogativi. Io, nel mio piccolo, li ringrazio e continuo a scrivere: di me, di voi, della gente, dell’uomo. E del mistero che pur svelato rimane tale.
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