Molto meglio

Presi come siamo da questioni fondamentali come i sommovimenti intestinali del Pd, ci dimentichiamo con facilità di cose secondarie, tipo respirare. Eppure, che ci crediate o meno, nonostante il mio cuore sia lacerato per i dissapori tra Renzi e Letta - proprio nel giorno di San Valentino! -, devo ammettere che in me sussiste, come un rumore di fondo del cervello, una questione che, un poco, mi tormenta e che mi allontana - il ciel non voglia! - dagli epocali sussulti dei Democratici.

Per quanto abbia provato a concentrarmi, a mettere a fuoco i miei pensieri (addirittura ho appeso una foto di Franceschini in soggiorno per non dimenticarmi mai che cosa conta nella vita), non c’è nulla da fare: la mia mente scappa via, lascia la sede del Pd assediata dai giornalisti e attende a una questione futile come quella della mortalità e del tempo che, inesorabilmente, passa.

Estremo tentativo per liberarmi di questo invadente ospite mentale, ho deciso di parlarne alla signora Malinpeggio la quale, dopo aver confessato la cittadinanza in una memorabile serie di colloqui tenuti davanti al municipio, ha ripreso sulla panchina la sua posizione di vedetta filosofica.

«Signora, vengo da lei con il cuore in mano e, come diceva quell’umorista, i polsini insanguinati: ha un momento da dedicarmi?»

«Si sieda».

«Il problema, in breve, è questo: ogni giorno mi trovo ad affrontare la sempre più contingente questione della mia mortalità. Eppure, avrà notato, di queste cose non si è autorizzati a parlare. Ognuno, credo, le rumina tra sé ma qualche oscuro impedimento sociale, direi un vero e proprio tabù, ci inibisce dal parlarne».

«Il problema è che c’è poco di cui parlare. Dalla nascita il tempo progressivamente accelera fino all’inevitabile fine. Come si sente?»

«Non granché bene».

«L’inevitabile fine riguarda anche Renzi, Letta, il Pd e compagnia bella. Meglio adesso?»

«Molto meglio».

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