Mondo nuovo

Mondo nuovo

Li hanno guardati, gli indigeni, come si guardano gli extraterrestri. Ed extraterrestri erano, nel vero senso della parola, perché quella gente, armata di una sorta di treppiede, certo non apparteneva alla "loro" terra. Hanno pensato a una festa itinerante di cui avevano sentito parlare, un circo o giù di lì, che di tanto in tanto approda nei villaggi del Brasile più remoto. Da loro, però, non era mai approdato, perché "remoto" è un conto, "praticamente irraggiungibile" un altro.

Non era un circo, comunque, era una squadra di Google Street View, ovvero di quel progetto inteso a portare sulle mappe della Rete la fotosequenza dettagliata di tutte le strade, di tutti i vicoli, piazze, boulevard, rue, rua, plazas, streets, avenues e prospettive Nevskij del mondo. Tra queste piccole e grandi arterie che, nel loro complesso, costituiscono l’immenso reticolo mondiale della viabilità, Google ha voluto inserire i minuscoli sentieri di fango che dividono capanna e capanna negli sconosciuti villaggi dell’Amazzonia.

Da qui, l’incursione di cui sopra, accolta dagli indigeni con sguardi perplessi. Per fortuna, l’incomodo è durato poco: una serie di immagini scattate con la loro speciale apparecchiatura, due misurazioni in lungo e in largo, e i tecnici sono ripartiti. Tra poco, i vicoli fangosi dell’Amazzonia saranno disponibili sui monitor dei nostri computer: a riprova che il mondo è diventato piccolo, praticabile, poco avventuroso e sostanzialmente ridotto a una curiosità tra un sito porno e l’altro.

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