Musica!

Mai stato così impaziente di incontrare la signora Malinpeggio: avevo da dirle qualcosa che ero convinto potesse scalfire quel suo pessimismo assoluto, eterno, inappellabile. Finalmente, ieri mi si è parata dinanzi.

"Eccola qui, la signora! Posso rubarle cinque minuti del suo prezioso ancorché sfiduciato tempo?"

"Dica pure..."

"Lo sapeva che una ricerca sulle mille canzoni pop più popolari dal 1965 a oggi ha dimostrato come i brani siano andati via via intristendosi, tanto che c’è da toccarsi leggendo la top ten? Basandosi sulla velocità del tempo e sulla scelta degli accordi di tonale i ricercatori hanno provato che le belle canzonette allegre di un tempo non esistono quasi più... Mi segue?"

"La seguo. Non so perché, ma la seguo".

"Questo potrebbe portare a pensare che le canzoni riflettono i tempi e dunque si adeguano alla generale tristezza dell’attualità, ma i ricercatori hanno un’idea diversa".

"Sarebbe?"

"Sarebbe che le canzoni non si adeguano tanto al clima dei tempi quanto all’affettazione e all’ambiguità intellettuale del momento. Si ascoltano canzoni tristi perché si pensa sia giusto e intelligente farlo e i pochi brani allegri di successo, regolarmente massacrati dalla critica, vengono consumati di nascosto, come cioccolatini nella penombra della cucina".

"E questo che cosa c’entra con me?"

"C’entra. Perché dimostra, per estensione, che tutto il suo pessimismo è solo una facciata, un obbligo culturale. In realtà, quando è in casa, al riparo da occhi indiscreti, anche lei, ne sono certo, si abbandonerà alla felicità".

"Ha ragione, lo ammetto. E vuol sapere perché? Perché chiusa in casa non corro il rischio di incontrare tipi come lei".

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