Musica

Musica

Guardo le persone che incontro per strada, o sul treno, e mi chiedo quale sia il loro segreto. Non è una domanda esistenziale: vorrei proprio sapere qual è il loro segreto; quello, intendo, che portano appeso alle orecchie.

Un tempo la gente custodiva i segreti nel cuore e i pittori, oltre agli scrittori, cercavano di catturarlo: una smorfia della bocca dipinta con sapienza, un gesto rilevatore raccontato con apparente indifferenza: in questo, Cechov rimane maestro insuperato.

I segreti di oggigiorno sono meno spirituali o se vogliamo romantici: fluiscono nelle meningi dalle orecchie e a queste arrivano attraverso cavi e auricolari, spunti lassù da macchinette elettroniche che i più tengono i tasca, o nella borsa, o lasciano riposare in grembo nel corso dei tragitti ferroviari. I segreti - almeno io li considero tali - sono dunque i gusti musicali delle persone, perché oggi è uso uscire di casa facendosi accompagnare dalla propria colonna sonora. Più spesso di quanto vorrei mi ritrovo a pensare: chissà che cosa sta ascoltando?

A mia discolpa non è una domanda fine a se stessa, spinta da antipatica indiscrezione. Piuttosto, si tratta di uno sforzo di ricomposizione tra fisionomie e pensiero, tra aspetto e mente, tra dentro e fuori. Per alcuni, non c’è bisogno di chiedersi che cosa stiano ascoltando: il volume è talmente alto che si sente tutto. Costoro hanno quasi sempre la bocca socchiusa, probabilmente perché i "bassi" nei loro apparecchietti sono talmente accentuati da aver bisogno di una cassa di risonanza. Per gli altri, la maggioranza, il mistero permane. Che cosa ascolterà la studentessa assorta, il manager incravattato, il giovane barbuto, lo straniero insonnolito? Se lo sapessi, non è che li conoscerei meglio. Ma almeno saprei come, attraverso la musica, amano vedere il mondo.

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