I medici britannici membri della Bma (British medical association) hanno partecipato ieri a un curioso referendum. Ancora non se ne conosce l’esito, ma mi riprometto, appena possibile, di comunicarvelo.
Il quesito, davvero particolare, era più o meno il seguente: è il caso che la Bma lanci una campagna nazionale per far sì che la vendita delle sigarette venga perennemente bandita a tutti i cittadini nati dopo l’anno Duemila? Un concetto interessante, sotto il profilo culturale oltre che sanitario: posto che i “reduci” del secolo scorso sono incorreggibili nelle cattive abitudini, cerchiamo di salvare almeno i cittadini “nuovi”, quelli per cui nutriamo ancora qualche speranza. Convincere il Parlamento a passare un simile provvedimento significherebbe cancellare le sigarette dal Paese nel giro di qualche decennio, sollevando la spesa per la sanità pubblica da un bell’onere.
Anche se la campagna verrà approvata dai medici, dubito fortemente che diventerà mai legge: non in Inghilterra, non altrove. L’idea incontrerà ostacoli sotto forma di interessi economici e dovrà affrontare perfino un’opposizione di carattere ideologico: davvero il proibizionismo di massa è la strada giusta da seguire?
Lascio il quesito, imponente, a menti più raffinate e potenti della mia. Posso solo riflettere sul fatto che, avendo smesso del tutto di fumare più di cinque anni fa, oggi mi sembra incredibile di essere stato, un giorno, fumatore. Non rinnego il piacere che si può trarre dal tabacco e non arrivo al punto di far finta di non capirlo. Eppure ogni sigaretta consumata nel passato mi sembra oggi come una frazione di tempo perso che, sommata alle altre frazioni, erige una montagna di sperpero personale. Un pensiero malinconico che mi farebbe quasi sperare in un risultato positivo del referendum, ovvero che i medici possano approvare la loro radicale, e anche un po’ folle, iniziativa. Ma forse è solo il desiderio latente di appartenere al gruppo di esclusi dal tabacco. Più semplicemente, il desiderio di essere nato dopo il Duemila.
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