Navigazione a svista

Navigazione a svista

Comprensibili le reazioni indignate alla notizia che, l’11 agosto scorso, i comandi di un potente aliscafo in servizio sulla tratta Napoli-Capri siano stati affidati, sia pure per qualche minuto soltanto, a una ragazza senza titoli per governare una nave. Come ho già avuto modo di annotare, in una nazione che ha fatto di "serietà, professionalità e competenza" il motto cucito sulla bandiera, è legittimo lo scandalo quando si scopre qualcuno in un posto dove non dovrebbe stare.
Ciò detto, non si può nascondere lo straordinario potenziale metaforico della notizia. Nel video girato durante la presenza della ragazza nella cabina del natante si odono parole illuminanti, se non proprio profetiche. Un esempio: «Pensa se i passeggeri se ne accorgono!» dice lei; «Ma figurati» risponde il capitano, «quelli non se ne accorgono proprio». Come non paragonare, alla luce di questo dialogo, l’aliscafo all’Italia e il sodalizio tra la ragazza e il capitano all’equipaggio della nazione tutta? Quella "casta" di politici, per intenderci, eletti dai cittadini-passeggeri sulla base di presunte competenze che, nel segreto della cabina di guida istituzionale, si dimostrano spesso alquanto approssimative.
Ride, la ragazza, nel condurre l’aliscafo sulle acque del Mediterraneo: ride delle responsabilità, delle possibili conseguenze, ride di ciò che non fa ridere. In lei, c’è parecchia stoffa: di certo abbastanza per farne un leader di partito, quasi sicuramente anche per affidarle altissimi incarichi di governo.

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