Neanderthal

Neanderthal

Qualche giorno fa scrivevo di uno studio scientifico secondo il quale la massa di cervello si è ridotta del dieci per cento nella transizione dall’uomo Cro-Magnon (dai venti ai trentamila anni fa) a quello attuale, ovvero l’esemplare che in questi giorni vediamo in coda per i saldi.
Sopraggiungono informazioni anche sull’uomo di Neanderthal, la cui "estinzione" risale a circa trecento secoli fa. Per comprendere la portata di queste scoperte bisogna precisare che, fino a oggi, questi nostri antenati non hanno goduto di buona reputazione. Per lungo tempo sono stati considerati selvaggi, veri e propri bruti al confronto di una specie, la nostra, ben più raffinata ed evoluta, come dimostra lo stato del centro storico la mattina di Capodanno. A un più attento esame, questi Neanderthal andrebbero invece riabilitati: sapevano cucinare (carne, senza dubbio, ma i ricercatori tra i denti fossili hanno rinvenuto tracce di verdure cotte), si confezionavano i vestiti (anche se amavano dipingersi il corpo di giallo e rosso: un po’ come i tifosi della Roma) e, cosa più importante, la loro capacità di ragionamento era del tutto simile alla nostra.
Unico loro errore: precedere la venuta dell’Homo sapiens e non seguirla. L’ultimo arrivato, si sa, gode dei favori della stampa e ha buon gioco nel dipingere i predecessori come rozzi e incivili. Capiterà anche a noi: e neppure ci sarà bisogno di arrivare all’estinzione.

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