Nel cocktail dei talk show la verità non c’è

Dicono che a Venezia, allo storico Harry’s Bar, l’AstraZeneca lo servano con uno schizzo di gin, scorzetta di limone e due olive. Hemingway però continua a preferirgli Pfizer e bourbon, mentre i produttori della serie 007 hanno stabilito che James Bond, il suo vaccino, insisterà nel pretenderlo «shaken, not stirred».

Perdonate se affrontiamo con tono frivolo un argomento serio e perfino drammatico, ma la confusione di queste ultime giornate intorno al vaccino Vaxzevria - il nuovo nome assegnato al preparato AstraZeneca nel tentativo di sottrarlo al massacro mediatico - genera spontaneamente un desiderio di leggerezza, di umorismo.

In fondo, possiamo far finta di essere persone serie, in grado di impostare discorsi dotti e burbanzosi solo quando abbiamo qualche conoscenza dell’argomento. Non che sui vaccini manchino le conoscenze, tutt’altro, ma sul pasticcio che con i vaccini siamo riusciti a combinare - fatto per un terzo di scienza, un terzo di ignoranza, un terzo di disinformazione e un terzo di cialtroneria (lo so: sono quattro terzi, ma ciò dimostra che qui siamo in confusione totale) - proprio non possiamo dichiarare alcuna competenza, perché tra fasce d’età, mix di vaccini e varianti più o meno esotiche, abbiamo creato una situazione tale per cui non solo non ci sono risposte: mancano addirittura domande coerenti.

Eppure, a sentire quel che si dice in giro, o meglio, quel che si dice negli studi televisivi, la “verità” è lì, a portata di mano: ce la dicono e ce la ripetono a ogni ora. Quante volte, senza ormai più vergogna e senso del ridicolo, il commentatore di turno - sia esso giornalista, virologo, politico, ex velina, velina di corso legale, olimpico di tiro al piattello, influencer con tatuaggio o senza - se ne esce con una frase che comincia con «La verità è che...»?

Nel sentirla, dovremmo metterci tutti sul chi vive: quando si incomincia una dichiarazione con una bugia sarà ben difficile che si prosegua con qualcosa di attendibile.

«La verità è che two vaccins is mej che uan», «La verità è che dobbiamo comprare Pfizer perché ce l’ha ordinato la Cia», «La verità che Sputnik è quello che fa più bene di tutti e il sabato ti lava anche la macchina, ma non vogliono che si sappia», «La verità è che senza vaccini l’immunità di gregge si raggiunge prima e viene tutta in pura lana vergine».

La verità - ecco che ci casco anche io - è che non conosciamo la verità come un unico che comprende tutto e che può essere declinato a uso di un talk show. Ragione per cui dichiarare “verità” una propria opinione, per quanto ponderata, è un atto di arroganza e di presunzione che, in questo periodo, non serve proprio a niente.

Lasciamo stare la verità e cerchiamo di non prendere il Covid: obiettivo più alla nostra portata. Anche se non c’è da esserne troppo sicuri.

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