Nel suo garage

In una giornata di sole come, parzialmente, è stata quella di ieri, mi piace passeggiare e vedere come la luce, infrangendosi sul consueto panorama, dona a ogni cosa nuovo fascino e vivacità.

In questo benevolo spirito di osservazione procedevo di mattina sulla strada davanti a casa e notavo i vivaci riflessi accesi dal sole sulle foglie del grande faggio nel giardino della casa di fronte alla mia, i riverberi verdognoli sul motociclo del postino e i dorati barbagli spruzzati qui e là sull’erba umida dell’aiuola.

All’improvviso ho scorto, all’incurvarsi della via, uno spettacolo insolito: il sole batteva contro una massa che non riuscivo a identificare ma che, così baciata dalla luce, offriva comunque il suo contributo alla generale piacevolezza del paesaggio.

Avvicinandomi, ho scoperto che la massa in questione era nientemeno che la signora Malinpeggio. Subito, mi sono rallegrato con lei per l’ottima rispondenza della sua superficie allo stimolo dei raggi solari.

«Lei di raggi solari ne avrebbe bisogno un po’ meno» ha replicato, «devono averle spappolato il cervello».

Visto che l’argomento elioterapico sembrava non far presa, ho ripiegato sull’attualità.

«E così abbiamo perso il senatore a vita Giulio Andreotti...»

La signora ha sorriso: «Anche lei, dal bravo giornalista, avrà contributo alla slavina di luoghi comuni che ho letto questa mattina».

«Si riferisce a espressioni come "Cinquant’anni di potere", o "Ironia tagliente"...?»

«Proprio quelle. E anche: "Diabolico", "Inaffondabile", "Uomo per tutte le stagioni"».

Ho riso: «E anche quell’altra ovvietà, che hanno ripetuto mille e mille volte: "Si è portato i suoi segreti nella tomba"».

La signora Malinpeggio si è fatta improvvisamente seria: «Come fate a scrivere certe fesserie? I suoi segreti adesso li ho io. Sono qui, nel mio garage».

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