Dicono i giornali che il caso è «imbarazzante» soprattutto per chi dovrà indagarci sopra. In un lontano film di Elio Petri un poliziotto diventava assassino al preciso scopo di dimostrare che il sistema, autoreferenziale, non lo avrebbe mai condannato. A Genova un giudice è diventato vandalo senza particolare desiderio di provare nulla, se non quello di poter fare un dispetto al vicino di casa.
Il caso è imbarazzante perché, ora, il questore dovrà indagare su un sostituto procuratore generale, un magistrato dunque, immortalato da una videocamera-spia mentre armeggia con la serratura di un vicino fino a renderla inservibile. Il vicino ha consegnato il film alla Polizia che, naturalmente, dovrà mandare avanti la pratica.
Sulle ragioni per cui un sostituto procuratore generale si acquatti nella penombra per far dispetto a un condomino, si può soltanto speculare: i giornali accennano a «chissà quale bega di condominio» che «gli avrebbe fatto perdere la testa o l’equilibrio». È certo probabile che sia andata così, anche se, come spiegazione, non è che sia una di quelle che sgombrano il campo da dubbi e perplessità. Anzi, l’unica conclusione che se ne può trarre ci abbandona in un territorio di estrema incertezza.
Varrebbe a dire che sappiamo essere giudici, primi ministri, giornalisti, operai, notai, avvocati e professionisti solo fino a quando la luce è accesa e nessuno è in ascolto. Dopo, possiamo diventare qualsiasi cosa. Anzi, niente. O nessuno.
Il caso è imbarazzante perché, ora, il questore dovrà indagare su un sostituto procuratore generale, un magistrato dunque, immortalato da una videocamera-spia mentre armeggia con la serratura di un vicino fino a renderla inservibile. Il vicino ha consegnato il film alla Polizia che, naturalmente, dovrà mandare avanti la pratica.
Sulle ragioni per cui un sostituto procuratore generale si acquatti nella penombra per far dispetto a un condomino, si può soltanto speculare: i giornali accennano a «chissà quale bega di condominio» che «gli avrebbe fatto perdere la testa o l’equilibrio». È certo probabile che sia andata così, anche se, come spiegazione, non è che sia una di quelle che sgombrano il campo da dubbi e perplessità. Anzi, l’unica conclusione che se ne può trarre ci abbandona in un territorio di estrema incertezza.
Varrebbe a dire che sappiamo essere giudici, primi ministri, giornalisti, operai, notai, avvocati e professionisti solo fino a quando la luce è accesa e nessuno è in ascolto. Dopo, possiamo diventare qualsiasi cosa. Anzi, niente. O nessuno.
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