Nessuno

Nessuno

Credo abbia suscitato un certo interesse, in Rete, il fatto che Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, ha polemizzato su Twitter con un ragazzo: «Hai solo 48 follower - gli ha scritto -, non sei nessuno». Da qui, un fiume di ironie contro Gasparri e un acceso dibattito sulla mentalità ostentata dal parlamentare secondo il quale, su Twitter ma per estensione anche nella vita, il valore della persona si misurerebbe in "follower".

Ho seguito la discussione fino a un certo punto perché distratto da un pensiero. Questo: «È curioso che Gasparri dica a qualcuno "non sei nessuno" perché se c’è un "nessuno" in giro è proprio lui». Non vorrei essere frainteso: non è mia intenzione insultare Maurizio Gasparri, né trascendere in una sorta di monologo-invettiva contro di lui. La mia frase «Gasparri è nessuno» credo possa essere presa per quello che è: una constatazione oggettiva.

Gasparri, intendiamoci, non è l’unico "nessuno" della politica italiana: ce ne sono molti altri, nella sua stessa parte come in quella opposta. In questo, il "nessunismo" politico è del tutto bipartisan. Va detto che non tutti i politici sono nessuno: alcuni sono decisamente "qualcuno". Il che non è un complimento: è solo la constatazione che intorno a certi politici esiste materia di dibattito, possono essere considerati con favore o con disprezzo, ma certamente "contano" o hanno "contato". Un solo esempio: Bossi, venerato da molti, odiato da altrettanti, a lungo è decisamente stato "qualcuno". Gasparri, e con lui il suo tipo di personaggi avvitati alla politica, no: mai è stato qualcuno, sempre è stato nessuno. Il suo contributo intellettuale, organizzativo o anche semplicemente passionale alla vita politica non si può dire trascurabile, semplicemente non è. Rappresenta, se si vuole, un ricorrente paradosso italiano: «Chi comanda, da noi? Nessuno».

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