Niente campanella

Di ricordi e nostalgie di chi non va più a scuola, gli studenti di oggi hanno tutto il diritto di non poterne più. Ma siccome a una certa età le nostalgie, come altri fluidi, quando scappano scappano, lasciate che mi liberi di esse il più rapidamente possibile.

Dei miei tempi scolastici ricordo bene due cose: l’anno incominciava il primo ottobre - San Remigio, e per questa ragione i bimbi di prima elementare erano detti “remigini” - e, la sera prima, il presidente della Repubblica leggeva in tv un messaggio diretto proprio agli studenti. Il presidente era un personaggio molto importante perché, oltre ad avere una scrivania piena di carte, esibiva anche una bandiera piantata dietro la sedia.

Ecco tutto. Una cosa ancora: mi sono sempre chiesto che cosa avrei mai detto io agli studenti se avessi avuto occasione di sedere a quella scrivania (non come presidente, per carità, magari solo intrufolandomi per un minuto al Quirinale).

C’è voluto del tempo, ma penso di averlo capito. Ripensando al mio percorso scolastico, ho l’impressione che, all’inizio, fosse una strada molto larga che, nel tempo, è andata via via restringendosi. Invece di ampliare i miei interessi, la scuola sembrava incoraggiarmi a scartarne alcuni per concentrarmi su altri, ovvero a dedicarmi solo a quelle materie per cui mostravo una certa inclinazione e non a quelle in cui, dopo l’interrogazione, gli insegnanti scoppiavano in un pianto dirotto.

A lungo ho pensato che, in fondo, potesse essere proprio questa la missione della scuola: selezionare i miei talenti a discapito delle mie zone aride. Oggi, penso sia stato un peccato: forse, avrebbe dovuto aiutarmi a eliminare una certa concezione subdola delle materie ostiche, concezione che mi portava a figurarmele come montagne invalicabili, come rebus inestricabili. La scuola avrebbe dovuto insegnarmi a usare il cervello per la sua caratteristica più sorprendente: la flessibilità, ovvero la capacità di affrontare un problema da più punti di vista. Per fortuna, se lo si desidera, nella vita la campanella di fine lezione non suona mai.

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