Credo di averlo già scritto - in ormai 9 (!) anni di divagazioni quotidiane sarebbe sorprendente il contrario - ma non mi vergogno a ripeterlo: di tutto il discusso e discutibile, esaltato ed esaltante “corpus” cinematografico del regista Quentin Tarantino, una delle scene che ricordo più volentieri si trova in un angolino di un film minore, “A prova di morte” (“Death Proof”, 2007).
In essa, quattro ragazze destinate a un feroce scontro con lo stuntman psicopatico interpretato da Kurt Russell, discutono in auto della relazione sentimentale imbastita da una di loro. Sarà un’avventura? Sarà vero amore? Le ragazze esplodono in risate, gridolini di ammirazione e battute di scherno quando la giovane sotto esame ammette, vergognandosi un po’, che lui «le ha fatto un nastro».
Con ciò Tarantino intendeva alludere a una cosa che la mia generazione - e la mia generazione soltanto - poteva cogliere al volo. In quel «fare un nastro» c’era tutto lo sforzo, un po’ assurdo, un po’ patetico, ma a suo modo straordinariamente romantico, di dimostrare affetto per qualcuno “costruendo” una colonna sonora su cassetta. Uno sforzo che andava ben oltre la selezione “artistica” dei brani e sconfinava addirittura nell’impegno fisico: avvolgi e riavvolgi, calcola i tempi, regola il volume. Il risultato era il manufatto artigianale di un sentimento: qualcosa che, oggi, un cd o una chiave Usb non potrebbero mai convogliare.
Dico - anzi, ripeto - questo perché pare che oggi le cassette audio tornino in voga tra i musicisti pop i quali si “divertono” a rilasciare versioni “numerate” dei loro lavori proprio su questo riscoperto supporto. Dovrei forse essere contento di veder riaffiorare un pezzo (in plastica) del mio passato. Non lo sono: queste popstar cercano un modo spiritoso per dire “c’ero anch’io” senza rinunciare al loro vantaggio anagrafico. Tornate al download, fratelli: avete già presente e futuro. Il passato, se permettete, me lo tengo io.
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