Devo confessarlo: i telegiornali hanno ancora la capacità di allarmarmi. Ieri, per esempio, come se nulla fosse il notiziario di RaiNews24 diceva che sta prendendo sempre più consistenza la possibilità che in ottobre si voti per le politiche e, di conseguenza, «la campagna elettorale sta per incominciare». A questa affermazione il mio cuore ha fatto un balzo perché, in tutta onestà, ero convinto che la campagna elettorale fosse già incominciata, addirittura parevami mai finita. Se invece incomincia ora, come l’autorevole notiziario televisivo sostiene, devo aspettarmi in breve tempo un infittirsi del cicaleccio politico, il quale non potrà che aumentare nel volume, allargarsi nell’occupazione di spazi informativi, inasprirsi nei toni e involgarirsi nei contenuti. Per chi, come me, a malapena sopporta l’inevitabile ottusità delle opinioni confezionate a misura degli interessi di parte, si preannunciano mesi di inferno.
Occorre, come si dice, correre ai ripari. Già, ma come? Rinunciando forse ai notiziari? Tappandosi in casa? Impossibile e anche ingiusto: nonostante la straripante invadenza della campagna elettorale, è legittimo aspettarsi che, nei prossimi mesi, la vita continui: perché regalarla a chi tenta di ammutolirci il cervello per arraffare un posto in Parlamento?
Difendersi, dunque, ma non nascondersi. Come? Un’idea sarebbe quella di informarsi. Un processo, quest’ultimo che, piaccia o no, passa ancora attraverso l’antica pratica del leggere. Rimanga pure, in sottofondo, la cantilena rotta di Di Maio o l’aspirato saccente di Renzi: la nostra mente correrà libera tra le righe. Quelle dei libri di storia, dei saggi di geopolitica, perfino, se non soprattutto, della letteratura classica. C’è tutto lì dentro, soprattutto una verità essenziale: il nostro voto, trattato in campagna elettorale come merce in saldo, è una parte piccola ma essenziale di un grande puzzle. Tanto basta per sottrarlo all’avidità dei noiosi piazzisti della politica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA