Non era passione

Di tutto ha bisogno l’Italia tranne che di allegorie e metafore. Allusioni al declino del Paese sono ovunque - dall’enorme relitto accanto all’isola del Giglio, al progressivo sbriciolamento di Pompei - perché ci sia bisogno di altre rappresentazioni simboliche della nostra incapacità di uscire dalla palude. Peggio ancora, le allegorie da noi sono incarnate. Le facce dei governanti sono maschere in carne e ossa: con l’aiuto di non poco silicone, rappresentano visivamente l’arroganza e l’ottusità che zavorrano ogni residua speranza di riemergere.

Talvolta, però, la forza delle nuove allegorie è dirompente e non resta che prenderne atto. L’ultima riguarda il gondoliere indagato per omicidio colposo in seguito all’incidente che, nel Canal Grande di Venezia, è costato alla vita a un turista tedesco: l’esame del sangue ha rivelato che il giovane barcaiolo aveva assunto cocaina e hascisc.

Non vorrei fare la figura dell’ ingenuo ma, così sui due piedi, non mi viene facilissimo accostare la conduzione delle gondole alle infiorescenze femminili della cannabis né, tantomeno, agli stimolanti estratti della foglia di coca. Il folklore che ancora, faticosamente, vendiamo a caro prezzo ai turisti impone l’idea di un mondo d’altri tempi dal quale, in onore dei visitatori, di tanto in tanto qualche figurina si stacca per mostrarsi nella sua indigena purezza. Credo che ai turisti piaccia immaginare il gondoliere rientrare la sera nella sua modesta casetta, attingere con moderazione a un fiasco di vino schietto e quindi coricarsi lieto, non prima di aver addormentato il pargolo con una ninna-nanna sentimentale.

Non è così, ovviamente, e lo sappiamo noi come lo sanno i turisti: i gondolieri vivono come tutti nella realtà fatta di mutui, bollette e tran tran quotidiano. Eppure, associarli a un’orgia di droghe riesce ancora indigesto. E getta un sospetto su tutto. Ricordo come, tanto tempo fa, una guida, agli Uffizi, mi stupì per come riusciva a entusiasmarsi davanti alla Venere del Botticelli. Pensai fosse passione. Magari era Lsd.

© RIPRODUZIONE RISERVATA