Non è vero che la neve interrompe i collegamenti. Al contrario, li facilita. Non i collegamenti tra luoghi, che possono andare incontro a qualche difficoltà, specie se sono affidati a Trenord per la quale, comunque, neve o solleone non fa differenza, ma quelli tra persone. Per le strade del ridente paesello nel quale mi onoro di risiedere vedo gente che, badile alla mano, si apre un sentiero tra la porta di casa, o del garage, alla strada e, nello spalare, non manca di scambiare qualche parola di cortesia con il vicino. Solo la neve permette questo contatto umano: in caso di tempo asciutto, o anche di pioggia, ognuno sale sulla sua automobile e, come dicevasi di Ufo Robot, «sprinta e va». Arrivederci a sera, quando però tutti si chiudono in casa e guardano Trudetectiv.
È il caso dunque di godersi queste giornate segnate sì dalla poltiglia nevosa ma anche da una rassodata solidarietà umana. Perfino quando la vostra vicina di casa risponde al nome di signora Desolina Malinpeggio.
Ci salutiamo da cancello a cancello: entrambi siamo impegnati a rimuovere la neve che ingombra il passaggio.
«Buongiorno signora! Bello il suo berretto! Che cos’è, lana?»
«No, seta tussah. Ma certo che è lana, testone! Che cosa credeva?»
«Riflettevo pocanzi...»
«Pocanzi o poc’anzi?»
«Faccia lei. Riflettevo poco fa sul fatto che questo inconveniente della neve in fondo ha alcuni lati positivi. Oltre alla felicità dei bambini, per la quale ogni cuore gentile si compiace, lo spalare collettivo avvicina i cuori e le coscienze».
«Non sarà che straparla perché le sta venendo un infarto?»
«No, signora. Non trova che questo spalare la neve tutti insieme sia una metafora della società?»
«Di più!» risponde la signora. «Per me lo spalare è in sé una metafora della vita. Non la neve, però, non la neve...»
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