Non lo sapessi ma lo so

Non lo sapessi ma lo so

È probabile che occorra essere molto intelligenti per fare di mestiere il presidente degli Stati Uniti. Per candidarsi a diventarlo, invece, non è affatto necessario.

Ecco perché può incuriosire, ma non destare particolare stupore, l’uscita con cui Michele Bachmann, battagliera candidata alle primarie del Partito repubblicano, ha chiarito quale dovrebbe essere, secondo lei, la posizione degli Usa nei confronti dell’Iran: «Fossi presidente - ha detto - chiuderei all’istante la nostra ambasciata a Teheran, altro che storie». Notate la determinazione della signora, ammiratene la fermezza: in una parola, il "polso". Peccato che, a voler sottilizzare, gli Stati Uniti non abbiano un’ambasciata in Iran fin dal 1980, ovvero dalla crisi durante la quale 52 americani vennero tenuti prigionieri per 444 giorni.

Fin qui, si può affermare soltanto che Michele Bachmann ha commesso un errore, lasciando che la lingua precedesse la sua conoscenza delle cose. Un peccato, ma un peccato veniale: se da noi ogni personalità pubblica dovesse parlare solo di ciò che sa, vivremmo immersi in un silenzio siberiano. Dove la candidata ha dato prova di scarsa intelligenza, è nel tentativo di rammendare lo strappo: «Ma lo so! - ha detto - So bene che gli Usa non hanno un’ambasciata a Teheran. Io volevo dire che se fossi presidente e se gli Usa avessero un’ambasciata laggiù io non avrei permesso che l’avessero». Un monumento all’uso fuorviante del congiuntivo e, insieme, un omaggio alla comicità italiana. Leggi, Massimo Boldi circa 1980: «Non lo sapessi ma lo so».

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