Non sta più a noi

Dopo due tentativi andati a vuoto, finalmente il Nso (Nuovo sistema operativo) è entrato nella pancia del mio smartphone e ivi risiederà fino a quando il Nsso (Nuovissimo sistema operativo) non gli darà lo sfratto.

È un operazione rituale, questa dell'aggiornamento del software, che insieme irrita e stimola. Finché l'aggiornamento non si paga, è come ricevere un regalo di Natale a settembre. Una volta che l'installazione è completata, si vanno a cercare con trepidazione le novità. Come accade a Natale, dalla trepidazione si passa rapidamente all'indifferenza se non alla delusione. Le novità sono poco visibili e, per l'uso che facciamo del telefonino, a prima vista inutili. La sera, già ci siamo dimenticati del Nuovo sistema operativo. Anche noi siamo come lo smartphone: incorporato il software, non abbiamo consapevolezza di esso.

Pruderebbe sui polpastrelli la tentazione di scrivere un articoletto satirico sulla vanesia infondatezza del desiderio di costante ammodernamento tecnologico, ma la prudenza consiglia di pensarci bene. Aggiornamento dopo aggiornamento, in capo a un'infinita serie di iniezioni informatiche ognuna delle quali apparentemente superflue e marginali, la tecnologia ci ha reso dipendenti da essa. Prima i messaggi, poi le foto, poi ancora le mail e i social network: tutto sempre a portata di polpastrello 24 ore su 24. Solo pochi anni fa, l'accessibilità alla Rete non era totale ma riservata ad alcune ore della giornata. Poco a poco, un Nso alla volta, la tecnologia ha cambiato le nostre abitudini, ridisegnato i nostri rapporti sociali e professionali, ridefinito le relazioni con gli altri ampliandole e distanziandole, imposto un nuovo linguaggio e rimodellato i riferimenti culturali. Per questa ragione, spero che il prossimo aggiornamento non venga più diffuso come semplice adeguamento tecnologico dei telefonini: esso, in potenza, conterrà dei nuovi noi stessi; imporrà bisogni e desideri che ancora non sospettiamo e ci trasformerà in persone che forse vorremmo essere e forse no. Non sta più a noi decidere.

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