In tempi di crisi economica e morale, in gran parte vera, in parte amplificata dal nostro animo pavido esposto ai venti della tonante comunicazione di massa (che alimentiamo scriteriatamente sui social), sempre più di frequente si sente ripetere la domanda: «Se lasciassi l’Italia, dove andresti a vivere?»
Ognuno ha la sua risposta pronta: di solito,si riferisce a una geografia tanto concreta quanto immaginaria. Luoghi visitati in vacanza che, all’occhio della memoria, assumono l’aspetto e offrono la promessa di paradisi a portata di mano. Caraibi, Scozia, Portogallo, Thailandia o America: il mappamondo dei Paesi desiderati coincide con quello reale; solo, si crea a distanza attraverso il desiderio.
Nel tentativo di uscire dalla “prigione” del pianeta Terra, io mi sono ficcato in un guaio peggiore. A chi mi chiede in quale Paese vorrei rifugiarmi se dovessi lasciare l’Italia rispondo infatti: «In quello delle vignette della Settimana Enigmistica».
Ricordate? È un mondo estremamente lindo e domestico nei quali baruffe coniugali, visite mediche (non di rado dallo psichiatra), questioni di lavoro, gite in automobile e incomprensioni tra commesse e clienti vengono trattate in una chiave umoristica gentile, innocua, e facendo uso di paradossi mai rivoluzionari. In questo mondo le mogli e i mariti hanno i nomi deliziosi ma un po’ desueti di Genoveffa e Raniero e, pur se dibattono di infedeltà vere o presunte, non vanno oltre un leggero imbarazzo. Rivelano in filigrana, le vignette, un atavico sessismo, in cui il maschio bonaccione è spesso vittima della femmina autoritaria e manipolatrice, ma è solo un lascito storico che innesca meccanismi umoristici senza sorprese.
Mi si dirà: bel pusillanime sei, a ritirarti in questo mondo ovattato; oggi c’è bisogno di satira e polemica, denuncia e ribellione, altro che Settimana Enigmistica! Non ne dubito ma dico: la guerra è tollerabile solo e soltanto se mira alla pace. Invece qui si fa guerra per la guerra. Non trovi, Raniero?
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