Nonostante

Ogni periodo dell'anno ha le sue parole. I giornali, al cambio di stagione, tiran fuori termini di circostanza come, in inverno, piumini dall'armadio. Poiché siamo in estate - e lo provano gli smottamenti che ci circondano - occupiamoci di parole estive. Tra queste, la più straordinaria è “nonostante”.
Fiorisce spontanea soprattutto nelle didascalie. “Nonostante i suoi 47 anni - si legge sotto una foto che ritrae una donna in spiaggia - l'attrice Tale sfoggia un fisico scolpito”. “Nonostante la gravidanza - è scritto nei pressi di una seconda immagine - la cantante Talaltra attira gli sguardi degli ammiratori”. Non so che opinione abbiate in proposito, ma questo uso del “nonostante” mi sembra la più sgarbata forma di adulazione possibile: convoglia un messaggio positivo (“l'attrice è in forma”) a prezzo di un'osservazione sgradevole (“è ormai vecchia”). I giornali ne fanno un uso disinibito, ma non credo che nelle normali relazioni sociali questo uso del “nonostante” possa avere successo. “Cara nonna, nonostante tu abbia un piede nella fossa, ti trovo in discreta salute”. “Carissima amica, nonostante l'età ti faccia contemporanea di Tutankamon, dimostri la metà dei tuoi millenni”.
Magari sbaglio. Magari si potrebbe esportare questa formula anche nei saluti tra amici, nelle riunioni di famiglia e, perché no, nelle relazioni sentimentali. Potrei fare un esperimento, ma mi sembra già di sentirli, dopo, gli amici: “Nonostante la commozione cerebrale, sai, Mario, che ti trovo bene?”

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