Notte oscura

Bisogna dar credito ai ricercatori di non lasciare nulla al caso. Meglio ancora, bisognerebbe riconoscere che non lasciano niente all'ovvio. Ogni dato dell'esistenza che a noi sembra scontato può diventare, per loro, materia di studio: in quel caso, non diventa più così certo e fattuale.

Prendiamo una ricerca condotta dalla Southwest University in Cina. La premessa sembrava più che scontata: la gente ha paura del buio. Se una persona si trova in un locale buio e un'altra le si avvicina e urla all'improvviso “bubusettete!” oppure qualcosa di sinistro come “Preparati a morire” o, peggio, “Guarda c'è Panariello!”, la persona in questione urla o fa un salto e va a sbattere la testa contro il soffitto. La domanda dei ricercatori cinesi è: perché? La risposta sembrerebbe ovvia se non fosse che i cinesi la vogliono precisa. Che cosa esattamente spaventa il soggetto? La sorpresa? Il buio? Una combinazione delle due cose? Cerca che ti cerca i ricercatori hanno avuto la loro risposta ed è diversa da quelle che abbiamo fin qui proposto: a spaventare la gente non è il buio in sé, ma la notte.

Gli studiosi hanno invitato un gruppo di 120 donne a osservare foto con soggetti spaventevoli o ripugnanti in condizioni precise: 1) di giorno a luci accese, 2) di notte a luci accese, 3) di giorno a luci spente e 4) di notte a luci spente. Ebbene, le reazioni emotive più intense si sono avute nelle condizioni 2) e 3), senza significative differenze tra le due. I ricercatori ne deducono che la notte, per fattori biologici ma molto probabilmente anche culturali, acuisce il nostro senso di allarme e crea in noi un sentimento, per così dire, di smarrimento ma anche di acuta vigilanza. Chi lo sa? Forse rispondiamo ancora a un istinto propriamente animale, per il quale la notte è l'habitat naturale del pericolo. Sappiamo che non è così e che il giorno può essere molto più pericoloso della notte ma, evidentemente, le abitudini ancestrali sono dure a morire. A me piacerebbe soltanto che in questa notte implicita nella “buonanotte” nessuno, ma proprio nessuno, si sentisse in pericolo.

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