Non è certo il più bel film di John Belushi, e neanche il più divertente, ma tra i giornalisti è popolare perché l’esuberante attore americano interpreta uno di noi. In “Chiamami aquila” (“Continental Divide”, 1981) Belushi è un reporter di Chicago (il personaggio è vagamente ispirato alla figura del leggendario Mike Royko) il quale, minacciato (e fatto malmenare) da un politico corrotto, viene spedito per precauzione sul cocuzzolo di una montagna dove potrà intervistare un’affascinante ornitologa impegnata nello studio dell’aquila calva.
L’incontro non è felicissimo, come esige una trama destinata a sfociare in una storia d’amore. La scienziata accoglie il reporter con una dichiarazione netta: “Detesto i giornali, mi fanno schifo. Sono pieni di sesso, violenza, volgarità e pettegolezzi”. Belushi replica con un’alzata di spalle: “Beh, costano solo 50 centesimi”.
Questa scena mi è tornata in mente dopo aver letto della decisione annunciata dai dirigenti della Samsung di offrire 100 dollari a chi resterà fedele ai loro telefonini nonostante il recente disastro “incendiario” del Galaxy Note 7. “La casa coreana – si legge in un notiziario - oltre al rimborso concede un credito da 100 dollari a chi riporta in negozio lo smartphone ‘esplosivo’ e in cambio acquista un altro modello Samsung Galaxy”. Forse si tratta di una manovra doverosa, da parte di Samsung, ma certamente appare un tantino disperata. Al punto che si ha la sensazione (io, almeno, ce l’ho) che rappresenti una nuova frontiera commerciale: i produttori sono disposti a pagarci purché si chiuda un occhio sulla qualità del prodotto.
Non dubito che Samsung sia corsa ai ripari e che i nuovi telefonini – ah, il progresso! – evitino di esplodere, ma per convincerci di ciò non è più possibile aspettare, lasciare che nel mercato la qualità lavori a favore della fiducia. La concorrenza, tanto benefica per certi aspetti, finisce qui in cortocircuito: 100 dollari e la gara riprende come prima. Una novità eclatante. Direi esplosiva, ma poi alla Samsung si offendono.
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