Nude alla meta

Nude alla meta

Bisogna dare atto di grande impegno, dedizione e perfino resistenza a quelle attiviste, di solito clamorosamente belle, che per sposare una nobile causa, scelta tra ecologia e animalismo, decidono di spogliarsi in pubblico. Soprattutto c'è da ammirarle quando lo fanno in pieno inverno, come è il caso di un'attivista-modella-artista di Barcellona, apparsa, completamente nuda, distesa su un gigantesco piatto con contorno di artificiali verdurone. Scopo della messinscena, promuovere la difesa degli animali.

Queste iniziative attirano sempre tanta pubblicità, il che risponde perfettamente allo scopo. Naturalmente, c'è il problema che, davanti a una supermodel nuda, i pensieri tendono a sganciarsi dalle sfere più nobili per planare in territori decisamente grossolani. Resta il fatto che, in questo terzo millennio dove poco di innocente è rimasto, la nudità è ancora una forma di scandalo sufficiente a far voltare la testa delle moltitudini.

Dunque, è oggi possibile concentrare l'interesse di molti su qualsiasi cosa purché si disponga di una modella disposta a togliersi i vestiti. Se ci si pensa, in un sistema sociale che crediamo sofisticato, complesso e soprattutto estremamente articolato, si tratta di un metodo piuttosto rustico e, se vogliamo, empirico. Eppure, funziona. Ricorda un poco lo slogan di un tale che dava ordini senza andare per il sottile: “Nudi alla meta”. Sbagliava anche in questo, senza sapere di aver quasi ragione.

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