Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione, non è diverso dai ministri dell’Istruzione che lo hanno preceduto. Potrà essere più o meno capace, più o meno determinato, certamente è una persona ammodo: in comune con tutti gli altri ha l’ambizione di cambiare la scuola, ribaltarla da cima a fondo, lasciare il segno. Insomma, di fare alla scuola ciò che sempre si dice di volerle fare: riformarla.
Profumo, questo gli va riconosciuto, sembra avere intenzioni serie. Nella sua ambizione di riformare la scuola, non si è occupato solo di programmi, docenti, laboratori e libri di testo: è partito dai valori fondamentali. Davanti alle scolaresche riunite al Quirinale per l’inaugurazione ufficiale dell’anno scolastico, il ministro Profumo ha attinto qualche sorso dal bicchiere messo a disposizione dell’oratore, si è schiarito la voce e ha attaccato: «La scuola deve formare non solo lavoratori capaci ma soprattutto persone oneste». Boato di approvazione e uragano di applausi.
Il riferimento di Profumo all’onestà deve aver colto di sorpresa la platea. Non posso dar torto ai ragazzini stipati al Quirinale: l’accenno del ministro ha stupito anche me.
La memoria forse mi fa difetto ma giurerei che, ai tempi, l’onestà non fosse materia di insegnamento alle elementari e neppure alle medie. Era prevista la "buona condotta" e credo lo sia ancora: ma è cosa diversa. Non richiedeva ci si astenesse semplicemente dal depredare il vicino di banco, imponeva piuttosto un contegno decente e consono alla sacralità dell’insegnamento. Oggi, constatiamo, il ministro ritiene necessario ripartire dall’onestà pura e semplice. E c’è da temere che per qualcuno sarà una materia ostica. Già vediamo il rampollo di qualche consigliere regionale tirare la giacca a papà: «Domani abbiamo due ore di onestà: mi firmi la giustificazione?»
Profumo, questo gli va riconosciuto, sembra avere intenzioni serie. Nella sua ambizione di riformare la scuola, non si è occupato solo di programmi, docenti, laboratori e libri di testo: è partito dai valori fondamentali. Davanti alle scolaresche riunite al Quirinale per l’inaugurazione ufficiale dell’anno scolastico, il ministro Profumo ha attinto qualche sorso dal bicchiere messo a disposizione dell’oratore, si è schiarito la voce e ha attaccato: «La scuola deve formare non solo lavoratori capaci ma soprattutto persone oneste». Boato di approvazione e uragano di applausi.
Il riferimento di Profumo all’onestà deve aver colto di sorpresa la platea. Non posso dar torto ai ragazzini stipati al Quirinale: l’accenno del ministro ha stupito anche me.
La memoria forse mi fa difetto ma giurerei che, ai tempi, l’onestà non fosse materia di insegnamento alle elementari e neppure alle medie. Era prevista la "buona condotta" e credo lo sia ancora: ma è cosa diversa. Non richiedeva ci si astenesse semplicemente dal depredare il vicino di banco, imponeva piuttosto un contegno decente e consono alla sacralità dell’insegnamento. Oggi, constatiamo, il ministro ritiene necessario ripartire dall’onestà pura e semplice. E c’è da temere che per qualcuno sarà una materia ostica. Già vediamo il rampollo di qualche consigliere regionale tirare la giacca a papà: «Domani abbiamo due ore di onestà: mi firmi la giustificazione?»
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