Se ci guardiamo dritto negli occhi - io e voi - dobbiamo ammettere di avere un problema: il Natale. Che detto così sembra vada tutto bene: Gesù Bambino, il cenone, i regali, lo zio che si addormenta russando sulla poltrona. Purtroppo, e lo sappiamo bene, il Natale ha anche i suoi svantaggi. Tra tutti, nominerei quello più doloroso: le canzoni di Natale.
Ho condotto un preciso studio sull’argomento per arrivare a una conclusione: il problema delle canzoni di Natale non sta nella qualità quanto nella varietà. In media, l’italiano conosce e maneggia un pugno di canzoni natalizie: “Tu scendi dalle Stelle”, “Bianco Natale”, “Jingle Bells” e già si arena. Tre brani eccellenti, collaudati e di sicura presa ma che, alla trecentomillesima replica, incominciano a irritare anche le scisti bituminose, formazioni fossili del tutto prive di sistema nervoso.
Niente paura. Il sistema per evitare l’esaurimento nervoso c’è e consiste nel far ricorso all’alleato americano. Laggiù, la canzone natalizia è ancora banco di sperimentazione, forma artistica aperta alle contaminazioni, test di prova per autori di ogni orientamento melodico.
Ecco allora che, grazie a qualche ricerca in Rete, è possibile ascoltare, in alternativa a “Jingle Bells”, un’intrigante “Grandma Got Run Over By A Reindeer”, “La nonna è stata investita da una renna”, allegro motivetto eseguito da Elmo and Patsy. Oppure - bella ma sconsigliata ai paranoici - c’è la proposta di Ray Stevens “Santa Claus Is Watching You”: “Babbo Natale ti sta guardando”. Irresistibile poi la promessa di “The Night Santa Went Crazy”, “La notte in cui Babbo Natale impazzì”, storia di un costume rosso e di una camicia di forza.
Tra i grandi classici non si può non citare infine “I Saw Mommy Kissing Santa Claus”, “Ho visto la mamma baciare Babbo Natale”, eseguita tra gli altri anche dai Jackson 5. Non sapeva, il piccolo, tenero Michael, prima voce nel brano, che Babbo Natale era in realtà il babbo vero, travestito per la consegna dei regali. Era invece la mamma a non essere la mamma, ma questa è un’altra storia.
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