Occhi

Occhi

Mi piacerebbe leggeste questo passaggio da «Anna Karenina» di Tolstoj come se fosse l’ultima volta che potete farlo:

«A Vronskij bastò un solo sguardo, lanciato col garbo dell’uomo di mondo, per capire che si trattava d’una signora dell’alta società. Si scusò e fece per salire nella vettura ferroviaria, ma provò il desiderio di osservare ancora una volta la sconosciuta (...) Nell’istante in cui Vronskij si volgeva a guardarla, anch’essa si voltò. I suoi occhi luminosi, grigi, ma che parevan neri nell’ombra delle ciglia folte, si fissarono sul viso di lui con un’attenzione amichevole, quasi si sforzasse di riconoscerlo; ma subito riprese a guardare la folla che si accalcava alla stazione, come se aspettasse qualcuno. Nel rapido sguardo Vronskij aveva intravisto una gaiezza trattenuta, che pareva giocare sul viso di lei, aleggiando tra gli occhi luminosi e le labbra vermiglie».
Si incontrano, qui, due grandi personaggi della letteratura. Ne riuscirà - o fallirà - un amore straordinario, imponente, tragico. Come si legge, è tutta una questione di sguardi: lanciati con garbo, con rapidità, intenzione e gaiezza. Per due volte, gli occhi di lei sono descritti come «luminosi»: prima rivelano attenzione, poi riguadagnano privatezza.
Rileggetelo di nuovo, ma ora considerando che in Giappone è stato realizzato, grazie alle cellule staminali, il primo occhio in provetta. Rileggetelo e ditemi se non vi sentite un poco più ciechi.

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