Occhio ai fulmini

Una cosa si può dire con certezza della signora Desolina Malinpeggio: mai potrebbe vivere in Inghilterra. Il problema riguarda il tempo atmosferico ma non sotto il profilo strettamente meteorologico. Il vero impedimento riguarda le discussioni intorno al tempo che, lassù, sono per tradizione frequentissime e molto articolate. La signora è invece refrattaria a ogni commento circa precipitazioni, temperature massime e minime, pressioni alte e basse. Sentir nominare un anticiclone la riempie di disgusto e qualunque accenno a venti deboli o moderati e mari mossi e molto mossi è da lei accolto con evidenti manifestazioni di impazienza.

Nonostante ciò, il sottoscritto, sempre in vena di esperimenti, coglie ogni occasione per iniziare la signora, sia pure contro la sua volontà, alle piacevolezze delle banalità atmosferiche. Non poteva esserci giornata migliore di quella di ieri per ritentare l’assalto: dopo una lunga parentesi di solleone, per qualche ora nuvole di ogni genere e specie si sono raccolte in adunata scatenando temporali, grandinate e perfino trombe d’aria.

Ho raggiunto la signora nel suo giardino, dal quale stava precipitosamente ritirando la biancheria stesa.

«Chi l’avrebbe detto, signora! Il cielo, ieri di un azzurro piatto e uniforme come le pareti della stanza di un bimbo, si è rivestito di sporgenze variabili e nereggianti. Pensa che il fenomeno durerà a lungo?»

«...»

«D’altra parte l’estate è la stagione dei grandi contrasti. Quando tutto sembra sospeso nella calura ecco l’imprevista crisi».

«...»

«E va bene, signora! Continui pure nel suo ostinato mutismo atmosferico. Non sa cosa si perde! Ma se non vuole parlare con me di cirri e correnti ascensionali faccia pure. Io me ne torno a casa!»

«Torna a casa? A piedi?»

«Sì».

«Occhio ai fulmini».

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