«Spacciandosi per un mimo, ha abbracciato una turista americana sfilandole dalla borsa il portafoglio e il passaporto del marito. Per questo una donna, romena, 24 anni, è stata denunciata dalla polizia per furto aggravato. L’episodio è accaduto in centro a Firenze».
Leggendo la notizia qui sopra, diffusa ieri dall’agenzia Ansa, non dubito che parecchi avranno avuto l’occhio agganciato dalla parola “romena”. Solo una constatazione, anzi un’ipotesi di constatazione e non un biasimo. Tuttavia, sarà perché il mio cervello è fatto in modo diverso (e non necessariamente migliore, sia inteso) io di tutta la vicenda compitamente raccontata dal redattore dell’agenzia colgo (quasi) soltanto l’aspetto umoristico.
La scena, per me, si svolge nello sgranato bianco e nero dei film muti del primo Novecento e, nelle mosse dei protagonisti, avverto le accelerazioni introdotte da cineprese e proiettori ancora rudimentali.
Ecco la ladra che si avvicina alle vittime - una coppia sussiegosa, in carne, troppo elegante - e palpeggia la donna con mosse quasi aggraziate, alla Chaplin, finché per pura sfortuna non si fa scoprire. Il marito, allora, si sbraccia nella più esplicita indignazione, mentre la moglie, pratica e decisa, assesta una possente borsettata sul cranio della ladra che, a questo punto, crolla all’istante, in un precipitare repentino degno di Buster Keaton.
Intanto il trambusto ha attirato l’attenzione dei passanti e qualcuno ha chiamato la polizia che, ovviamente, arriva su una scalcagnata Modello T. Ne scendono uno dopo l’altro - classica gag - forse quaranta poliziotti, comunque un numero improbabile, tutti muniti di baffoni e di manganelli...
Qui il mio sogno a occhi aperti si interrompe, lasciandomi con il senso di colpa di aver scherzato su un argomento serio come la sicurezza, ma anche con l’insinuante convinzione che, senza lo scherzo e il sorriso, perfino la questione più seria diventa triviale, arida e, in ultima analisi, disumana.
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