Ombrelloni romagnoli

Bisogna riconoscere - anzi: proclamare - che in Italia circola un certo genio. Magari non sempre è evidente: trattasi piuttosto di fenomeno sotterraneo - a scuola ci insegnavano a definirlo «carsico» - ma esiste e non sembra affatto in declino. Leggiamo insieme, a proposito, questa notizia dell’Ansa:

«RICCIONE - Due tavoli nella sabbia, due vecchie “Lettera 32”, una risma di carta, due foto di Ernest Hemingway: sulla spiaggia di Riccione la scrittura torna a essere un rito meccanico, tasti da pigiare con forza, nastri e inchiostro. Ogni domenica, fino al 25 settembre, il “Mojito Beach”, mette a disposizione dalle 17.30 alle 19.30 lo “Spazio Hemingway”. Un luogo aperto a chi vuole raccontare, fermare su una pagina il suo rapporto, i sentimenti o i ricordi che lo legano al mare».

L’Ansa non specifica chi, in particolare, ha inventato lo “Spazio Hemingway” ma non esito ad affermare che la definizione di genio gli appartiene di diritto.

È quasi impossibile contare tutte le associazioni storiche, le allusioni culturali e gli appelli psicologici insiti nell’allestimento realizzato a Rimini. Primo fra tutti, il riferimento alla nostalgia per la parola scritta artigianale, destinata, nel diffuso quanto ingenuo mito letterario, a diventare immortale solo perché forgiata attraverso la Olivetti, macchina per scrivere-Excalibur di ogni aspirante autore dell’era pre-informatica. E poi la spiaggia, Hemingway, il mojito: alle tariffe di Riccione, il turista sarà trasportato - trasporterà se stesso, addirittura - in Spagna e in Africa, a Parigi e a Cuba, a pesca di marlin e alla corrida, in trincea e al safari.

Non so che cosa rimarrà impresso nella risma messa a disposizione dal “Mojito Beach”, dubito che ci troveremo un capolavoro, il cinquantesimo racconto per arrotondare i 49 lasciati da Ernest. Di sicuro però, come prevedeva lo scrittore, «Il sole sorge ancora». E se la ride da lassù guardando la grande sfilata degli ombrelloni romagnoli.

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