Appartenendo alla sempre sgomenta categoria dei cinquantenni, apprendo con soddisfazione che la (quasi) coetanea Monica Bellucci è riuscita a ottenere una parte da Bond girl nel prossimo episodio della saga cinematografica di 007, “Spectre”.
Non è che mi voglia paragonare a Monica Bellucci - mi mancano molto fascino e alcuni cromosomi - ma i successi di coetanei belli e famosi proiettano sempre, con l’aiuto di un bel po’ d’ingenuità, una luce di speranza anche su di noi che belli non siamo e famosi neppure.
A rifletterci bene, la scelta di inserire Monica Bellucci nel cast e di confermare nel ruolo dell’agente segreto più famoso del mondo un attore - Daniel Craig - di 46 anni suonati, più che essere dovuta a un miracoloso fascino delle persone stagionate risponde a una logica più banale: James Bond è un eroe per cinquantenni, i suoi film sono giocattoli per cinquantenni, ed è dunque giusto che a realizzarli siano dei cinquantenni.
Pur aggiornata, ripassata con una mano di “politicamente corretto”, la figura dell’agente con “licenza di uccidere” appartiene a un immaginario che i più giovani, probabilmente, non possiedono più. Automobili che fanno “broom”, pugni che fanno “thud”, pistole che fanno “bang” e baci che fanno “smack”. E poi cocktail ad alta gradazione, yacht, casino, abiti da sera e il malvagio che, invece di far fuori la spia prigioniera senza pensarci due volte, la intrattiene amabilmente a cena: «Mister Bond, che piacere! Finalmente ci incontriamo».
Negli ultimi episodi gli sceneggiatori hanno cercato di portare la serie nel XXI secolo reclutando un “M” donna - Judi Dench -, tappezzando le scenografie di computer e sottolineando i pericoli della Grande Rete. Inutile: sotto sotto si dibatte sempre un cuore d’antica avventura, un cavaliere simpatico ma sessista, amabile ma datato. Proprio come noi che andremo a vederlo e già immaginiamo un nuovo, eccitante episodio: “Operazione Geriatria”.
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