Orecchie spaziali

Abbiamo avuto la nostra dose di intercettazioni, nei mesi scorsi, e il cielo sa quanto robusta. Può essere, tuttavia, che delle medesime ci siamo formati un’idea un poco distorta; sarebbe a dire che val la pena ascoltare e registrare le conversazioni private solo quando riferiscono di donne, calcio e politica. Non è così: altrove nel mondo si origlia e si spia per ragioni diverse: finanziarie, industriali, scientifiche e, naturalmente, militari. Allo scopo di carpire un’informazione riservata i governi sono disposti a spendere somme inimmaginabili e spingono l’arte dello spionaggio verso frontiere inesplorate.

Secondo la rivista inglese "Spaceflight", gli Stati Uniti avrebbero mandato in orbita un velivolo speciale - identificato con la sigla X-37B - allo scopo di intercettare qualunque cosa provenga da un altro oggetto spaziale: il satellite-laboratorio cinese Tiangong-1. In altre parole, i governi sono arrivati al punto di spiarsi l’un l’altro nelle profondità spaziali, a centinaia e centinaia di chilometri dal suolo, in un habitat nel quale gli esseri umani, lasciati a se stessi, non solo non sarebbero in grado di origliare, ma neppure di respirare.

La cosa, se ci pensate bene, è sorprendente e, in fondo, definisce nella scala più appropriata - quella astronomica - la distanza tra la gente e i governi. Questi ultimi sono capaci di percorrere distanze infinite per ascoltare ciò che vogliono sentire ma non riescono, e non vogliono, aprire la finestra per sentire ciò che dovrebbero ascoltare.

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