Rimbalza qui e là in siti e giornali la notizia che Giovanni Riina, figlio del più famoso Totò, si è visto confermare dalla Corte di Cassazione una condanna all’ergastolo guadagnata - così dice l’Ansa - per «alcuni omicidi di mafia». Si suppone che sarà rimasto deluso, il nostro Giovanni ( sperava in una commutazione della pena in 30 anni di carcere) ma, sotto sotto, deve aver pensato che almeno, nella “disgrazia”, un aspetto positivo in tutta la vicenda c’era: un ergastolo, infatti, è il minimo che potesse scontare per non sfigurare agli occhi del babbo.
Giovanni, come tanti nei campi più disparati, soffre infatti della sindrome del figlio d’arte. I giornali si riferiscono a lui come Riina Jr. e in quell’abbreviazione - Jr. ovviamente sta per “junior” - si misura un’incolmabile distanza: quella tra il “grande” padre (che si è fatto da sé, il primo omicidio ha dovuto commetterlo con una pistola presa in prestito, eccetera) e il “figlio di papà”, privilegiato nella discendenza, che ha potuto saltare a pie’ pari la gavetta e, invece di cominciare, come tutti i picciotti normali, con qualche estorsione, un pestaggio e un mezzo rapimento, si ritrova subito nel bel mezzo di una strage, di una trattativa con lo Stato, di uno sparamento a un magistrato. E non è facile, in questi casi, tener testa a un padre soprannominato, tra le altre cose, “La belva”, uno che, dal carcere, dice di voler far fare al pm «la fine del tonno».
Potete immaginarvi quale affronto sarebbe stato per babbo Totò, la riduzione della pena a 30 anni di carcere. Alla fine i padri, tutti i padri, quando sono in pensione parlano soprattutto dei figli: immaginatevi Riina Sr. masticare amaro nel confessare ai compagni di galera che il pargolo, lungi dal seguire per sempre le sue pesanti orme, se ne sarebbe uscito dopo trenta miseri annetti, l’equivalente di una contravvenzione sulla scala dei valori mafiosi. Pericolo scampato, diremmo: per l’onor del padre, Riina Jr. potrà continuare a fregiarsi dell’ergastolo. Lo immaginiamo con un malinconico sorriso sul volto, seduto nella sua cella. Alle pareti, i poster di Nancy e Frank Sinatra Jr.
© RIPRODUZIONE RISERVATA