Ora che viviamo in un mondo in cui gli aggiornamenti ci aspettano dietro l’angolo come malintenzionati con la clava, un mondo nel quale, ogni volta che accendi il computer o il cellulare, tocca aspettare che i software mastichino e inghiottano una nuova elaborazione di se stessi, ora, insomma, che abbiamo programmato una sorta di darwinismo digitale, in cui le versioni si stratificano come scisti bituminosi, riesce più facile capire una notizia come la seguente.
Un’organizzazione che fa base a Zurigo e si chiama "The Mona Lisa Foundation" ha lanciato una campagna di stampa per convincere la comunità accademica dell’autenticità di un dipinto già noto come "Isleworth Mona Lisa", ovvero per ottenere l’attribuzione a Leonardo Da Vinci di quella che sarebbe una "prima versione" della famosissima Gioconda.
Diciamo subito che le differenze tra le due Gioconde stanno soprattutto nel sorriso: celeberrimo, misterioso, e universale quello della Gioconda del Louvre; più sfacciato, malizioso e terreno quello della "Isleworth Mona Lisa". Insomma, se la Gioconda originale sembra contemplare l’infinito, la seconda, al massimo, potrebbe essere compresa nella visione dei Soliti Idioti.
Che la "Isleworth" sia opera di Leonardo è tutto da vedere: alcuni esperti accreditati dicono di sì, altri esperti, ancora più accreditati, dicono assolutamente no.
In un caso o nell’altro, l’insoddisfacente sorriso della presunta Gioconda è un evidente monito su quanto sottile ma importante sia la demarcazione tra un capolavoro immortale e un dipinto trascurabile e riafferma l’esigenza di attenersi sempre e comunque all’originale. Altrimenti si finisce come quel tale che, presentando agli amici la fidanzata bruttina, la definiva "Isleworth Brigitte Bardot".
Un’organizzazione che fa base a Zurigo e si chiama "The Mona Lisa Foundation" ha lanciato una campagna di stampa per convincere la comunità accademica dell’autenticità di un dipinto già noto come "Isleworth Mona Lisa", ovvero per ottenere l’attribuzione a Leonardo Da Vinci di quella che sarebbe una "prima versione" della famosissima Gioconda.
Diciamo subito che le differenze tra le due Gioconde stanno soprattutto nel sorriso: celeberrimo, misterioso, e universale quello della Gioconda del Louvre; più sfacciato, malizioso e terreno quello della "Isleworth Mona Lisa". Insomma, se la Gioconda originale sembra contemplare l’infinito, la seconda, al massimo, potrebbe essere compresa nella visione dei Soliti Idioti.
Che la "Isleworth" sia opera di Leonardo è tutto da vedere: alcuni esperti accreditati dicono di sì, altri esperti, ancora più accreditati, dicono assolutamente no.
In un caso o nell’altro, l’insoddisfacente sorriso della presunta Gioconda è un evidente monito su quanto sottile ma importante sia la demarcazione tra un capolavoro immortale e un dipinto trascurabile e riafferma l’esigenza di attenersi sempre e comunque all’originale. Altrimenti si finisce come quel tale che, presentando agli amici la fidanzata bruttina, la definiva "Isleworth Brigitte Bardot".
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