Osama Bin Niente

Osama Bin Niente

Ora posso dirlo: è stata una delusione. Per mesi ho atteso che qualcosa accadesse: inutilmente. La spiegazione di tale fallimento è una sola: l’umana immaginazione, la paranoia di cui si impasta, è venuta a mancare, lasciandoci non increduli ma creduli, non sospettosi ma rassegnati.
Il 2 maggio scorso ci investiva la notizia dell’uccisione di Osama Bin Laden. Il malvagio burattinaio dell’11 settembre, nonché portatore sgradevole di eccessiva barba, era caduto - così ci raccontava il presidente degli Stati Uniti - sotto i colpi di una speciale unità delle forze armate americane. È da quel preciso momento che aspetto con ansia l’insorgere di una Grande Teoria Cospirativa, della sussurrata Verità Per Individui Che Non Si Lasciano Incantare.
Invece, niente. Solo trascurabili sussurri e stanche obiezioni. Ma, scherziamo? Abbiamo fatto un casino per le dipartite di Marilyn Monroe, di Elvis Presley e financo di Michael Jackson. Abbiamo preteso che l’uomo non abbia mai passeggiato sulla luna e che quelle immagini fosche trasmesse dalla tv giungessero invece da una discarica nei pressi di Latina. E per Bin Laden niente? Possibile?
Io, su questa assenza della Versione Alternativa, ho una mia teoria, ovviamente paranoica. È la mancanza di prove, di foto, di elementi tangibili a farci accettare la morte di Osama per scontata. La realtà si può negare, manipolare, distorcere e ritoccare; l’assenza di realtà no. E dunque siamo al paradosso: se ci sono prove, non è vero; se non ci sono, lo è.

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