Avete mai fatto il giro d’Italia della cronaca? È facile: basta scorrere il notiziario dell’Ansa regione per regione. Sarà meglio che vi prepariate: il collage che si ottiene alla fine è ricco di sfumature che vanno da triste al desolante, dal terribile allo squallido. Ieri, per esempio, la nostra Lombardia sbandierava in “apertura” (la notizia principale della pagina) la morte del bimbo di un mese in un incidente stradale. La Campania proponeva invece l’arresto di 26 persone per un traffico di droga dall’Albania, mentre la Sicilia ci informava del sequestro del beni a un ex vicedirettore dell’Inail. Nel Lazio ci si occupava delle questioni di Ostia e dell’estrema destra mentre in Veneto ecco che uno scambio di provette dovuto a un’omonimia ha portato alla morte di un paziente di 76 anni. Non va meglio in Abruzzo, dove si indaga intorno a un cadavere di donna trovato nella campagna e neppure in Toscana: nel Grossetano un uomo è stato ucciso a fucilate.
Si dirà: è la cronaca, mica il “Piccolo principe”. La cronaca, per sua natura, racconta i fatti umani che destano allarme o quantomeno preoccupazione. Ha la funzione di denunciare e avvertire di rischi e disservizi: un servizio alla comunità brutale, a volte, ma necessario. Epperò, nella percezione, tutto finisce per sembrare brutto e squallido e ci riesce difficile immaginare una realtà migliore. Anche se un modo in effetti c’è: renderla noi, migliore, un poco alla volta, con l’ostinazione attiva di chi non si arrende al brutto.
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