Panchina cercasi

Un dì che mi sento un po’ mesto, raggiungo la signora Malinpeggio sulla sua panchina, nei pressi del Municipio.

«Buongiorno signora».

«Buongiorno a lei».

«Mi dica una cosa, signora. Ha mai l’impressione che le cose vadano male?»

«Io ho sempre l’impressione che le cose vadano male».

«Non ha mai l’impressione che i nostri sforzi non valgano a nulla e che il mondo sia un luogo inospitale destinato a peggiorare e non a migliorare?»

«Certo. Questa impressione si chiama pessimismo».

«Si è guardata intorno recentemente? Abbiamo la minaccia dell’Ebola: il contagio avanza e il sospetto, non del tutto infondato, che sulla faccenda non ce la raccontino giusta. L’Organizzazione mondiale della sanità lancia l’allarme ma, in fatto di contagi, i giornali continuano a parlare di X-Factor. Mi segue?»

«La seguo».

«Non bastasse, c’è la minaccia dell’Isis. Ha mai visto tanto fanatismo raccolto sotto una bandiera? Beh, a pensarci bene forse sì ma in questo secolo tutto pieno di bei gattini su Facebook e di emoticon con i sorrisi, i bacini, i cuoricini, gli applausi e i fuochi d’artificio, sembra incredibile che, in fondo al polverone, si agiti tanto disprezzo per la vita, tanta superstizione, tanto odio. Mi segue sempre?»

«La seguo sempre».

«Uno si fa forza e cerca di staccarsi da queste cornacchie che a volte sembrano essere i media. Uno guarda al piccolo e cerca di far del suo mondo, almeno, un posto accogliente. E invece si trova circondato da invidie, sarcasmi, sospetti e dispetti. Mi dica lei: cosa può fare un poveraccio in queste condizioni?»

«Ne parla con qualcuno su una panchina».

«Davvero?»

«Sì».

«E dove la trovo io, adesso, una panchina?»

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