Lasciate che mi sfoghi con un paradosso. Sono troppo felice per tenermelo dentro. Il fatto è che sono contento - ma che dico? estasiato - per la clamorosa partecipazione degli elettori al voto amministrativo: quello delle elezioni vere e proprie prima e quello dei ballottaggi poi. In alcuni centri, pensate, è andato a votare quasi il 50 per cento degli aventi diritto.
Se ci pensate, è straordinario. Dopo aver sentito ripetere mille e mille volte che tanto è inutile votare per i Comuni perché decide lo Stato, ed è inutilissimo votare per le Politiche perché decide l’Europa e che è inutilissimissimo votare per le Europee perché tanto decidono i Poteri Forti e che, comunque, qualora si volesse a tutti i costi andare a votare, ci si troverebbe davanti a un’ampia scelta di “tutti uguali”, stupisce - di più: sbalordisce - apprendere che qualcuno si sia scomodato a uscire di casa o a lasciare la spiaggia in una domenica di fine giugno.
Non fraintendetemi, sono felice che lo abbia fatto, anche perché ha dovuto superare non tanto l’apatia dell’astensionista classico, quanto il disgusto per il vociare di coloro che erano coinvolti nelle corse elettorali - i candidati e loro variopinte claque - e questo per eleggere dei sindaci che - ricordiamolo - dovranno aggiustare buche e rifornire mense scolastiche, e non, come qualcuno dei suddetti vocianti ha voluto far credere, occuparsi di Ius soli e di finanza mondiale. Considerato tutto ciò, la vittoria della democrazia sta nel fatto di non essersi estinta. Semmai è mutata: è diventata Pandademocrazia.
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