Pane e salame

Pane e salame

Nella vetrina di un bar vedo un cartello: «Pane e salame». Mi precipito dal proprietario del locale: «Scusi, lei è pazzo?» «Come!» replica lui. «Allora è un pericoloso sovversivo?» «Neanche per sogno! Come si permette?»  Insisto: «Un sovversivo non pericoloso?» «No!» «L’aiuto: lei è un anarco-insurrezionalista». «Eh?» «Un black bloc?» «Ma le pare!» «Mi spieghi, dunque: perché ha messo quel cartello?» «Perché voglio far sapere alla gente che qui vendo pane e salame...»
Lo interrompo: «Lo vede! Lei sta ammettendo la sua colpa, il suo losco disegno, la sua strategia destabilizzante!» «Ma che cosa dice?» «Glielo spiego subito: lei promette pane e salame e vende pane e salame. Peggio ancora, lei vende pane e salame promettendo pane e salame!»
Lui sembra sincero, nel suo stupore, quando dice: «E che cosa c’è di male?» Prendo un bel respiro. «Caro signore: nessuno vende più ciò che promette e nessuno promette più ciò che vende. Il contenitore non corrisponde mai contenuto: è una regola fondamentale, mi capisce? Ora, mettiamo che lei voglia vendere pane e mortadella: che cosa scrive, in vetrina?» «Pane e mortadella» fa lui. «Vede? Lo fa apposta! Ma si rende conto che, nel contesto generale, il suo è un colpo basso, un attentato alle strutture portanti del marketing, della comunicazione e del mercato? Ma forse non me la racconta giusta: mi faccia un po’ assaggiare questo suo sedicente "pane e salame"...» Assaggio: è proprio pane e salame.
Vi siete mai sentiti euforici e spaventati insieme?

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