Tutti, penso, siamo preoccupati per il nostro futuro (a questo punto è sempre cosa saggia e compassionevole aggiungere: «e per quello dei nostri figli»); c’è stato invece un tempo in cui il futuro era cosa cui guardare con speranza, addirittura con trepidazione. Non è più così: i progressi tecnologici, evidenti e palpabili, non bastano a farci credere che le cose, in senso assoluto, “andranno meglio”. Addirittura, in qualche caso perfino la tecnologia si fa minacciosa. Temiamo che siano gli immigrati a invadere il nostro mercato del lavoro ma il “pericolo” che nel giro di qualche anno un computer o un robot ci sostituisca alla scrivania o in officina è altrettanto, se non più, consistente.
Per sollevarci dall’incertezza, la Bbc ha messo in rete un “giochino” parecchio curioso e un po’ inquietante. Collegandovi a questo indirizzo troverete una stringa di ricerca: scriveteci dentro il vostro mestiere o la vostra professione (in inglese) e saprete quanta probabilità c’è, al momento, che tra vent’anni un robot abbia preso il vostro posto.
Nel mio caso - giornalista - la possibilità è piuttosto bassa: circa l’8 per cento. Il sito della Bbc, naturalmente, tiene in considerazione le attitudini necessarie a una certa professione e valuta se è probabile che possano venir insegnate a un “software”. Non si occupa invece del mercato. Questo vuol dire che tra vent’anni ci sarà ancora bisogno di esseri umani in carne ed ossa per fare i giornali ma, come è probabile, non ci saranno più giornali da fare. Tutto sommato, quindi, l’oracolo digitale della Bbc non è in nessun modo infallibile.
Se non possiamo controllare il progresso tecnologico e di certo non è pensabile governare il mercato a così lunga prospettiva temporale, la strategia sembra risiedere nello sforzo di restare umani: tutto ciò che fa ridere, piangere, disperare e sperare non potrà essere affidato a un robot. Ecco dunque il futuro: pane e sentimenti.
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