Papillon e Dega

Della lunga diretta andata in onda venerdì su La7 e condotta da Enrico Mentana, nel corso della quale sono stati seguiti, illustrati e commentati gli attacchi di Parigi, nonché l’assedio ai terroristi e la loro uccisione, più di ogni altra cosa mi è piaciuto quando, finita la trasmissione, è andato in onda “Papillon”.

Non so se la scelta di quel film piuttosto che di un altro fosse dovuta a una ragione precisa, se si volesse in qualche modo alludere alla Francia - la storia narrata dal film si svolge dopo tutto nel bagno penale della Guyana francese -, alla violenza bruta o ancora, più probabile, all’insopprimibile anelito di libertà che caratterizza gli esseri umani. Comunque sia, La7 mi ha fatto un regalo perché “Papillon” è uno dei miei film preferiti.

Non è perfetto, tutt’altro: spesso si compiace nel mostrare il brutto, il sadico e lo schifoso. Ma i suoi interpreti principali - Steve McQueen e Dustin Hoffman - si prestano con bravura a rappresentare le opposte reazioni umane davanti alle sventure e alle traversie.

C’è chi, come Papillon-McQueen, cerca sempre e comunque di scappare, di sottrarsi e di ribellarsi, e chi, come Dega-Hoffman, si adatta con pazienza alla situazione e cerca di raggiungere nella miseria uno status quo più o meno tollerabile.

L’altra sera il film mi è piaciuto ancora di più, forse perché la transizione da Enrico Mentana e Corradino Mineo (uno degli ospiti della trasmissione) a McQueen e Hoffman non poteva che essere particolarmente liberatoria. Anche se, volendo, le due coppie potevano dirsi speculari: Mentana, come Papillon, cercava di scappare ogni momento dal fatto all’opinione e da quest’ultima all’ipotesi quando non all’illazione; Mineo, nei panni di Dega, si rifugiava nella retorica da apparatcik, sempre ben seduto sulle sue convinzioni, felice come un bimbo all’idea che domenica - oggi - a Parigi si svolgesse una grande manifestazione «de sinistra».

A pensarci bene tra i due il vero Papillon ero io che, in poltrona, mormoravo tra i denti la famosa battuta: «Maledetti bastardi... sono ancora vivo!»

© RIPRODUZIONE RISERVATA