Parcheggio

Parcheggio

I numeri giocano con il nostro cervello. Basta alimentarla a statistiche e la mente si mette a far giravolte, aggiungendo dettagli, trame e colore alle scarne impalcature numeriche. A me è accaduto ieri davanti ai risultati, annunciati da Confcommercio, di uno studio su "Trasporti e infrastrutture in Italia".

Il dato che più ha "fatto notizia" e sicuramente ha trovato spazio nei giornali, denuncia come, nei maggiori centri urbani, la velocità dei veicoli è prossima a quella toccata nel ’700: 15 chilometri all’ora, che scende a 7-8 nelle ore di punta. Presentato in questo modo, il dato allude a un fallito progresso: con tutti i nostri sforzi, viaggiamo alla stessa velocità di tre secoli fa. Non si tiene conto, così comparando, che nel ’700, pur spostandosi lentamente, i veicoli non disponevano di autoradio da cui provenissero deliri di un qualche dj o brani di Marco Carta: un punto a favore del secolo dei lumi, mi pare.

Personalmente, ho trovato più interesse in un altro dato: rapportando il numero di automobili circolanti in Italia con la lunghezza complessiva della rete stradale nazionale, si scopre che, per ogni chilometro di asfalto, ci sono duecento automobili. Duecento.

Ciò significa, a pensarci bene, che per uscire di casa e concederci un giro in macchina dobbiamo fare i turni: la rete stradale schianterebbe se, per combinazione, dovessimo tutti metterci al volante contemporaneamente. Spingendo il ragionamento un poco oltre, possiamo dire che, in Italia, c’è in circolazione molto più volume privato di quanto spazio pubblico sia disponibile: per incominciare a usare il nostro privato, dobbiamo dunque attendere che gli altri abbiano finito di godere del loro. Questo potrebbe fare del nostro Paese un’esemplare società civile oppure, ed è più probabile che finisca così, un enorme parcheggio di umanità varia.

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