Dal notiziario Ansa: «PESCARA, 06 MAG - Potranno riaprire il 18 maggio in Abruzzo le attività delle imprese artigianali nei servizi alla persona, seguendo un rigido protocollo per garantire la salute dei clienti: via libera dunque ad acconciatori, estetisti, tatuatori e centri benessere. Lo stabilisce l’ordinanza numero 56 del presidente della Regione Marsilio con cui si adottano nuove disposizioni anche per esercizi commerciali e mercati, manutenzione di camper e roulotte».
Con la Puglia del governatore Emiliano, l’Abruzzo si lancia dunque all’avanguardia nella scaletta delle riaperture. Pugliesi e abruzzesi saranno i primi, previa collocazione di uno specchio dietro la testa, a riveder, se non le stelle, almeno la nuca dopo (in realtà durante) l’emergenza-virus.
Un po’ di ironia ci sta sempre, per carità, però non bisogna dimenticare che due settimane in più o in meno, per una piccola impresa di servizi alla persona, possono fare la differenza tra rilancio e fallimento. Il cittadino di Pescara che, il 18 maggio, potrà ostentare un nuovo tatuaggio raffigurante uno scorpione che scala un’ancora sullo sfondo di due palme e del Gran Sasso, avrà certamente commesso un reato contro il buon gusto ma potrà dire di aver dato un contributo sostanziale al rilancio dell’economia italiana.
Il governo, se la memoria non difetta, aveva fatto cenno a una data diversa per la riapertura di parrucchieri e affini: il primo giugno. Non pochi, allora, avevano fatto notare, con deciso sarcasmo, che si tratta di un lunedì, giorno in cui nessun barbiere degno di questo nome ha mai lavorato, almeno dai tempi di Giulio Cesare. Per la verità, anche il 18 maggio è un lunedì ma, nell’entusiasmo che giustamente accompagna ogni precoce iniziativa a sostegno del Pil, nessuno lo ha rimarcato con altrettanta energia.
Qui, più che altro, si vorrebbe sottolineare come l’Italia non sia e probabilmente non potrà mai essere un Paese capace di coesione. Non tanto perché bisogna fare quel che dice il governo o, peggio, perché quel che dice il governo sia sempre giusto, neanche per idea, e neppure per negare l’ovvio concetto che diverse aree della Penisola possono aver bisogno di disposizioni diverse, quanto perché, con tutta evidenza, gli smarcamenti di cui sopra, e altri i cui annunci (ed eventuali smentite) si inseguono nei mezzi di informazione, hanno spesso il principale scopo di riaffermare il potere dei governatori, di aiutare il loro gradimento nei sondaggi e di partecipare al gran gioco di maggioranza-contro-opposizione che, declinato dal nazionale al locale, non smette mai di movimentare le nostre giornate.
Buon per i parrucchieri e i tatuatori abruzzesi se potranno riaprire sotto la tutela di un efficace “protocollo di sicurezza”: spero davvero che dal 18 maggio - scusate: dal 19 - si dispieghino davanti a loro distese di chiome da regolare e di epidermidi da incidere, ma nonostante ciò mi riesce difficile soffocare il sospetto che certi provvedimenti non rientrino nella cura del buon amministratore quanto nell’interesse dello zelante candidato a una particina nel teatro della solita politica di basso profilo. Con la quale bisognerebbe darci un taglio, anche prima del 18 maggio.
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