Passeparrien

Passeparrien

Ha sollevato parecchio sconcerto la decisione della Rai di cancellare l’ottima trasmissione culturale "Passepartout" condotta dal superlativo Philippe Daverio. Per quanto mi riguarda le ragioni sono chiare: un programma che riesce a raccogliere, in una frase, tre aggettivi come «ottimo», «culturale» e «superlativo» non può che essere destinata a prematura fine.

Secondo il collega Mauro Butti c’è di più: «La verità è che in Rai perdevano troppo tempo a tradurre i testi della trasmissione in un linguaggio comprensibile al dirigente di turno. E una volta spiegagli la belle epoque, un’altra volta il romanico lombardo, una terza volta il barocco austriaco, e poi "No, Kandinsky non gioca nella Dinamo Kiev", "Sì, bravissimo, Beethoven è quello del ta-ta-ta-taaaa", "No, dottore, Bosch non è quello delle batterie", "No, oggi non ha parlato di comunisti, stia tranquillo"».

Mauro non ha torto ma credo che, ora, sia più urgente tentare di salvare in extremis il programma di Daverio. Già, ma come? Una proposta: introducendo il meccanismo delle nomination. Ogni settimana gli spettatori dovranno eliminare con il televoto un grande protagonista della Cultura. Già mi vedo sullo schermo le fiere teste di Beethoven, Kandinsky e Bosch accompagnate dalla sovrimpressione: «Chi vuoi eliminare? Ludwig, Vasilij o Hieronymus?» A questo punto, per garantire il perfetto allineamento con la tv voluta dai vertici Rai, non resterebbe che un ritocchino al titolo della trasmissione: da "Passepartout" a "Passeparrien".

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