Passione e passione

Ho l’impressione, forse sbagliata, che ci siano in giro parole di cui si fa uso (e abuso) nella convinzione che esercitino un effetto-lievito sulle frasi. Una di queste parole è “passione”.

Nelle interviste che si sentono in tv, nei post pubblicati in Rete e, talvolta, perfino a viva voce, molte persone, giovani e meno giovani, non esitano a riferirsi con calore alla “passione” che mettono nelle cose: nel lavoro, nello sport, nelle vacanze e perfino nell’andare in giro per saldi. È forse il desiderio - che sfiora la necessità sociale - di attribuirsi sentimenti forti, addirittura totalitari: semo ggente de core, come cantava, più o meno, Lando Fiorini.

Se mi è permesso, vorrei dire che, a occhio, sarebbe più elegante che i nostri sentimenti venissero riconosciuti dal prossimo, piuttosto che auto-promossi, ma è vero anche che viviamo nell’epoca del marketing smisurato e certi pudori ottocenteschi non sono più né compresi né necessari.

Al massimo, si potrebbe far notare che, a rigor di Treccani, il significato del termine “passione” risulta leggermente diverso rispetto a quanto di pensa. Dice la Treccani: “Passióne s. f – In senso generico, e in rapporto al sign. fondamentale del verbo lat. ‘pati’, il termine passione si contrappone direttamente ad azione, e indica perciò la condizione di passività da parte del soggetto, che si trova sottoposto a un’azione o impressione esterna e ne subisce l’effetto sia nel fisico sia nell’animo”. E ancora (definizione A): “Sofferenza fisica. In partic., le sofferenze del martirio, e il martirio stesso: le p. e tribolazioni dei santi; ricevere, sostenere p., o la passione”. Bisogna arrivare alla definizione C per imbattersi nella “passione” in circolazione oggi: “Inclinazione vivissima, forte interesse, trasporto per qualche cosa”.

Ciò detto, mi accorgo da me medesimo di essere pedante e noioso. Ma non del tutto fuori dal mondo: dopo tutto, la passione vostra può ben essere la Passione mia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA