Ho inventato una tassa. Non dovrebbe succedere, ma succede. Tranquilli: la tassa di mia invenzione, nonostante l’avidità, la fantasia e la disinvoltura dei nostri governanti, non ha alcuna possibilità di venir introdotta: è una tassa teorica. Al massimo può procurarvi un po’ di spavento (ma anche sollievo per lo scampato pericolo).
La mia idea, se così si può dire, sarebbe quella di tassare i commenti sulle piattaforme social. I commenti, si badi, non i post originali. Eventualmente - ma una commissione presieduta da me stesso e composta da me medesimo è ancora al lavoro su questo punto - la tassa si estenderebbe ai post condivisi (non sui link che portano a letture “esterne” al social stesso).
Insomma, c’è da lavorare sui dettagli ma l’idea, l’avrete capito, è quella di colpire - fiscalmente, si intende - quanti si accodano, ovvero approfittano, in un certo senso, del pensiero altrui per esternarne uno proprio, che però spesso non va oltre l’insulto, lo sberleffo, il pesante sarcasmo.
Ecco: se i nostri principi più solidi ci impediscono di mettere in discussione la libertà di espressione - foss’anche espletata mettendo in fila cinque o sei di quelle emoji che rappresentano un arricciato escremento -, forse sarebbe il caso di indurre nei commentatori più parassitari e sregolati un minimo di scrupolo: non in nome del rispetto del prossimo, battaglia persa in partenza, ma a salvaguardia dell’integrità del portafoglio. Una tassa anche minima - parliamo di pochi centesimi - potrebbe trasmettere nelle dita del commentatore vandalico, sempre protese alla tastiera, il segnale intermittente di un’esitazione, perfino la nebbia prolifica del dubbio.
Il bersaglio ultimo dell’iniziativa, peraltro, sarebbe più grosso: scoraggiare, sia pur parzialmente, il saprofitismo intellettuale. Mi pare di poter dire che, in Rete, circolano moltissimi commenti ma poche idee originali. O meglio, circolano sicuramente ma vengono quasi sempre ignorate in favore di “dibattiti” incentrati su insignificanti variazioni di una manciata di argomenti. E non perché tali argomenti siano necessariamente “cruciali” o perlomeno interessanti, ma perché la nostra sensibilità sociale ormai reagisce soltanto a essi e il muscolo mentale si muove al più in una o due direzioni, ripetendo all’infinito sempre lo stesso, sterile movimento.
Al bisogno di profonde ragioni per vivere, molti rispondono con il meccanismo più miserevole dell’era moderna: il “copia e incolla”. Discorsetti motivazionali, citazioni strappate a forza da filosofi, mistici e allenatori (in ordine crescente di influenza), massime appiccicate su gloriosi tramonti e panorami balneari: il tutto scorre davanti ai nostri occhi in un incessante quanto banale meccanismo di riciclaggio.
Ripeto: la mia tassa non ha nessuna possibilità di venire introdotta ed è giusto così, perché per tante ragioni sarebbe iniqua. In ogni caso, a me è bastata l’idea per ricordarmi che vale la pena cercare di essere originali, perfino a rischio dell’assurdo e del ridicolo. Dimenticavo di dirvi, infatti, che nel mio progetto fiscale la cazzata, purché originale, è esentasse...
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