Pensiero quantistico

Vorrei premettere che offrirmi, come farò, di accompagnarvi nella fisica quantistica è, da parte mia, molto sfacciato. Sarebbe come se Stevie Wonder volesse consigliarvi sul nuovo televisore Hd da acquistare. Purtroppo per voi, l’ignoranza non mi ha mai fermato nello stendere queste note : come ormai saprete, esse più che alla conoscenza dei fatti si inchinano all’entusiasmo per i medesimi.

Torniamo alla fisica dei quanti, o meglio alla meccanica quantistica. A mia parziale discolpa, non sono io a tirarla in ballo quando un dotto articolo, pubblicato online, dedicato al funzionamento del cervello umano.

Finalmente, dopo aver tanto insistito, gli studiosi dell’encefalo hanno rinunciato a paragonarlo al computer: il fatto che entrambi contengano pornografia e giochini stupidi non li rende macchine affini. In particolare, il computer risponde a logiche ferree e, diciamolo pure, ottuse: ogni cosa, in esso, è prevista e prevedibile; il suo punto di forza, è la velocità non la varietà delle opzioni. In altre parole, il pc di casa è parente del determinismo. Non così il cervello.

Il funzionamento di quest’ultimo, sostengono ora gli studiosi, ha molto più a che fare con il microscopico mondo dei quanti dove vige, tra l’altro, il principio di indeterminazione di Heisenberg, il quale stabilisce dei limiti nella conoscenza, ovvero nella misurazione, di valori legati alle particelle subatomiche. Laddove a livello macroscopico i sistemi fisici si comportano in un certo modo, allo stato quantistico non è affatto detto che facciano altrettanto. Così è il cervello: capace di contraddirsi, di corteggiare i paradossi, di reagire a insaputa del suo stesso proprietario e di attingere all’irrazionale come se fosse la cosa più normale del mondo. Non sembrerà gran cosa scoprirlo più simile a un elettrone che a un computer, ma un vantaggio c’è: quando il pc ti fa aspettare davanti a una rotellina che gira, è utile sapere che nel cervello non sta accadendo la stessa cosa.

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