Pensiero unico

Pensiero unico

Sono tra i 9,3 milioni di individui che, lunedì sera, hanno visto il programma di Fazio-Saviano-Benigni-Vendola e l’ho trovato spaventoso. Non brutto: ben altre cose, in televisione, sono "brutte". No, la parola è proprio "spaventoso". Saviano e la denuncia della "macchina del fango", Benigni e le battute su Ruby, Vendola e l’elenco dei "27 modi di dire gay", Fazio e la sua benevola e ammiccante cucitura dello show, tutto conduce a un’inevitabile - e, appunto, spaventosa - considerazione: se Berlusconi, colto da raucedine, fosse stato zitto per due settimane o se, in preda a un attacco di gotta, non avesse lasciato il letto per un mese, la trasmissione sarebbe stata aria morta, silenzio tombale, muti personaggi senza copione. Siamo al punto che per produrre un qualsivoglia pensiero (sia esso politico, satirico o sociale) occorre prima sapere che cosa ha detto Berlusconi. Le parole del premier, in particolare le battute sui gay e sulle donne, fungono da motore unico dell’opinione pubblica. Un motore che si alimenta per empatia e per contrasto: spinge i seguaci a dargli ragione e gli avversari a dargli contro, muovendo un pistone che prima sale e poi scende, in direzione uguale e contraria.
Altro non c’è, non è dato. Eppure, sia detto senza acrimonia, il pensiero di Berlusconi - in fatto di sesso e di economia, di cultura e di società, di politica e di filosofia - è storicamente irrilevante: non potrebbe essere altrimenti. Per noi, invece, è un pensiero unico. "Il" pensiero unico. Per paradosso, se volessimo occuparci di qualsiasi altra cosa, finiremmo per aspettarci che sia lui a dirci che cosa.

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