Per un pugno all'audience

Di tutto ci hanno detto sulla Casta: di quanto sia parassitaria, arrogante, insensibile, incapace, viziata e venefica. E però, davanti allo spettacolo di un suddetto membro della Casta inseguito da un tizio con un microfono e da un altro con la telecamera, braccato all'uscita da Montecitorio da "inviati" che, a bruciapelo, gli chiedono quanto ci sia in bilancio per la salvaguardia del mascarpone di Battipaglia, con quali nazioni confina l'Azerbaigian, la radice quadrata di duemiladiciotto e perché, nel 1993, dichiarò a Novella 2000 di preferire i calzini neri quando oggi - e non lo può negare di fronte all'implacabile zoom della telecamera - ne indossa di rossi, ebbene, davanti a tutto ciò finisco per simpatizzare con il membro della Casta e perfino Crosetto - un metro e novanta di ex sottosegretario - mi sembra un uccellino spaurito e, incredibile, il querulo Stracquadanio lo direi degno di tutela, se non intellettuale, almeno faunistica.

Sarà forse perché, per natura, è più facile tifare per la preda piuttosto che per il cacciatore o forse perché, da giornalista, avverto che quel modo predatorio di fabbricare le notizie è scorretto e applicarlo a chi spesso è scorretto a sua volta non lo rende migliore. Soprattutto, non offre alcun servizio a coloro che, in tv, assistono perplessi alla schermaglia. Sembra di poter aggiornare la famosa battuta di un film di Sergio Leone: «Quando un uomo con una legislatura incontra un uomo con la telecamera, quello che guarda la tv è un uomo morto».

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